I NOSTRI PROGETTI
Una fondazione
per il futuro del bio
Se "per fare un albero ci vuole un seme", ce ne vogliono anche per fare un pane, un minestrone,
un'insalata... La Fondazione Seminare il Futuro difende la libertà delle sementi ricercando
varietà specifiche per il bio e tutelando la biodiversità come risorsa fondamentale.
Fino alla metà del Novecento, ogni regione del mondo
agricolo poteva disporre di varietà di semi adatte alle
condizioni geografiche, climatiche, storiche di quel ter-
ritorio. Uno scenario che oggi è profondamente mutato: via di sviluppo i semi sono considerati un bene comune;
stando ai dati FAO, infatti, il 75% di tutte le varietà e
specie vegetali impiegate in agricoltura è scomparso.
Una significativa perdita di biodiversità che non
accenna ad arrestarsi. Tutto questo comporta che un
numero sempre più ridotto di varietà vegetali venga
coltivato in porzioni di territorio sempre più estese, con quattro aziende controllano il 60% dei semi nel mondo,
conseguenti problemi di coltivazione, poiché la povertà le stesse che producono pesticidi e fertilizzanti adatti
di varietà alimenta la diffusione di malattie delle piante alle piante prodotte dall'agricoltura industrializzata".
e implica quindi un utilizzo sempre maggiore di pesticidi.
Biodiversità e disponibilità delle sementi
La perdita di biodiversità è correlata al tema della
disponibilità delle sementi. Ancora oggi nei Paesi in
diversamente, invece, nei Paesi più avanzati hanno su-
bito - negli ultimo cento anni – un drammatico processo
di commercializzazione e privatizzazione, che tuttora
persiste. Fino al 2016 il 55% del mercato internazionale
dei semi era nelle mani di cinque multinazionali. Oggi
Tutto uguale, dunque?
Com'è possibile però che i semi che si piantano nei
campi della Danimarca siano gli stessi che vanno bene
in Perù o in Vietnam? È possibile grazie al fatto che
la chimica trasforma l'ambiente agrieolo rendendolo
tutto omogeneo. Gli stessi nutrienti vengono forniti
alla pianta dai fertilizzanti prodotti proprio dalle azien-
de sementiere; i pesticidi riducono l'attacco dei parassi-
ti; i fungicidi sistemano le questioni relative alla troppa
umidità dei campi. Tutto così semplice, dunque?
Solo all'apparenza. Perché pesticidi e fungicidi non
solo inquinano i suoli e le acque e contaminano i nostri
cibi, non solo i fertilizzanti arrivano in mare o si dissol-
vono in aria con conseguenze pesanti sull'ambiente e sul
clima, ma anche perché gli alimenti che mangiamo sono
sempre gli stessi, al Polo come all'equatore. La troppa
somiglianza finisce per ridurre il nostro microbioma in-
terno; questi campi tutti uniformi, inoltre, danno molto
meno lavoro alle persone e la dieta del mondo
si sta impoverendo.
In India, oggi, il 75% delle risaie è occupato
solo da 10 tipi di riso: prima della colonizzazione
inglese si stimava fossero addirittura 400.000,
scese a 30.000 alla metà del secolo scorso'.
Negli Stati Uniti appena sei varietà di mais
occupano il 71% dei terreni coltivati, mentre solo
nove varietà di frumento occupano
la metà di questi terreni,
| 96% della produzione commerciale di piselli
si oftiene da appena due varietà".
1 Ceccarelli, S. (2012)
Living seed - breeding as co-evolution. In: Seed-Freedom:
A Global Citizens Report, Navdanya, 39 - 46
2 Muir, P. (2013): Human impacts on ecosystems.
Orgeon State University Download 28.
April: people.oregonstate.edu/-muirp/
Industria e privatizzazione delle sementi
Per percorrere la strada dell'industria, l'agricoltura ha
bisogno di materiale vegetale industriale per produrre
in modo standardizzato, così come richiesto dal mercato.
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