Volantino Natura Sì dal 1 marzo al 30 aprile 2021 - NON È PIÙ VALIDO - pagina 32

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I NOSTRI PROGETTI Una fondazione per il futuro del bio Se "per fare un albero ci vuole un seme", ce ne vogliono anche per fare un pane, un minestrone, un'insalata... La Fondazione Seminare il Futuro difende la libertà delle sementi ricercando varietà specifiche per il bio e tutelando la biodiversità come risorsa fondamentale. Fino alla metà del Novecento, ogni regione del mondo agricolo poteva disporre di varietà di semi adatte alle condizioni geografiche, climatiche, storiche di quel ter- ritorio. Uno scenario che oggi è profondamente mutato: via di sviluppo i semi sono considerati un bene comune; stando ai dati FAO, infatti, il 75% di tutte le varietà e specie vegetali impiegate in agricoltura è scomparso. Una significativa perdita di biodiversità che non accenna ad arrestarsi. Tutto questo comporta che un numero sempre più ridotto di varietà vegetali venga coltivato in porzioni di territorio sempre più estese, con quattro aziende controllano il 60% dei semi nel mondo, conseguenti problemi di coltivazione, poiché la povertà le stesse che producono pesticidi e fertilizzanti adatti di varietà alimenta la diffusione di malattie delle piante alle piante prodotte dall'agricoltura industrializzata". e implica quindi un utilizzo sempre maggiore di pesticidi. Biodiversità e disponibilità delle sementi La perdita di biodiversità è correlata al tema della disponibilità delle sementi. Ancora oggi nei Paesi in diversamente, invece, nei Paesi più avanzati hanno su- bito - negli ultimo cento anni – un drammatico processo di commercializzazione e privatizzazione, che tuttora persiste. Fino al 2016 il 55% del mercato internazionale dei semi era nelle mani di cinque multinazionali. Oggi Tutto uguale, dunque? Com'è possibile però che i semi che si piantano nei campi della Danimarca siano gli stessi che vanno bene in Perù o in Vietnam? È possibile grazie al fatto che la chimica trasforma l'ambiente agrieolo rendendolo tutto omogeneo. Gli stessi nutrienti vengono forniti alla pianta dai fertilizzanti prodotti proprio dalle azien- de sementiere; i pesticidi riducono l'attacco dei parassi- ti; i fungicidi sistemano le questioni relative alla troppa umidità dei campi. Tutto così semplice, dunque? Solo all'apparenza. Perché pesticidi e fungicidi non solo inquinano i suoli e le acque e contaminano i nostri cibi, non solo i fertilizzanti arrivano in mare o si dissol- vono in aria con conseguenze pesanti sull'ambiente e sul clima, ma anche perché gli alimenti che mangiamo sono sempre gli stessi, al Polo come all'equatore. La troppa somiglianza finisce per ridurre il nostro microbioma in- terno; questi campi tutti uniformi, inoltre, danno molto meno lavoro alle persone e la dieta del mondo si sta impoverendo. In India, oggi, il 75% delle risaie è occupato solo da 10 tipi di riso: prima della colonizzazione inglese si stimava fossero addirittura 400.000, scese a 30.000 alla metà del secolo scorso'. Negli Stati Uniti appena sei varietà di mais occupano il 71% dei terreni coltivati, mentre solo nove varietà di frumento occupano la metà di questi terreni, | 96% della produzione commerciale di piselli si oftiene da appena due varietà". 1 Ceccarelli, S. (2012) Living seed - breeding as co-evolution. In: Seed-Freedom: A Global Citizens Report, Navdanya, 39 - 46 2 Muir, P. (2013): Human impacts on ecosystems. Orgeon State University Download 28. April: people.oregonstate.edu/-muirp/ Industria e privatizzazione delle sementi Per percorrere la strada dell'industria, l'agricoltura ha bisogno di materiale vegetale industriale per produrre in modo standardizzato, così come richiesto dal mercato. 32

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